A cura dell’attivista del progetto MEAN Erminio Fonzo, ricercatore UniSalerno

Leopoli-Kiev, 13-16 giugno 2022

La missione del Mean diretta in Ucraina ha avuto come scopo principale l’organizzazione di iniziative nonviolente e di supporto alla pace, da tenere in territorio ucraino nei prossimi mesi. Più specificamente, gli attivisti del Movimento hanno organizzato una dimostrazione a Kiev per l’11 luglio, data simbolica perché è sia il giorno di San Benedetto, patrono d’Europa, sia l’anniversario dell’inizio della strage di Srebrenica, il peggiore massacro avvenuto in territorio europeo dalla fine della seconda guerra mondiale. L’iniziativa sarà incentrata su un incontro-dibattito con esponenti della società civile e delle istituzioni dell’Ucraina e, per ragioni di sicurezza, non potrà radunare più di 150 partecipanti. Nel caso (probabile) che il numero fosse superiore, sarà organizzata un’iniziativa parallela in un’altra città, presumibilmente Leopoli.
La missione del Mean, inoltre, è servita a definire i dettagli per l’accoglienza in Italia di famiglie ucraine, un progetto già avviato dal Consorzio Sale della terra, nonché a discutere dei gemellaggi tra paesi italiani (in particolare, i paesi aderenti alla rete dei Piccoli comuni del welcome, gestita dal medesimo Consorzio) e paesi ucraini.
La missione ha fatto seguito a un viaggio del mese precedente, che ha consentito di stabilire i primi contatti con la società civile e con le istituzioni ucraine.
La delegazione è composta dai due portavoce del Mean, Angelo Moretti (anche presidente del Consorzio Sale della Terra) e Marianella Sclavi, e dagli attivisti Tatyana Shyshnyak (che ha avuto anche funzioni di interprete) ed Erminio Fonzo.
13 giugno, confine ucraino-polacco. Incontro con Ihor Torskyy, rappresentante dell’associazione Act4Ukraine
All’arrivo in Ucraina, presso il posto di confine di Medyka, la delegazione è stata accolta da Ihor Torskyy, fondatore di Act4Ukraine, che si occupa di sostegno umanitario ed evacuazione dei feriti dalle zone di guerra. Ihor, già entrato in contatto con il Mean nel mese di maggio, ha accompagnato la delegazione per tutta la durata del soggiorno in Ucraina, agendo, in alcuni casi, da tramite con le associazioni locali.
13 giugno, Leopoli, Seminario teologico greco-cattolico. Incontro con il rettore, rev. Ihor Boyko
Il primo incontro della delegazione ha avuto luogo a Leopoli, presso il seminario greco-cattolico della città (che è stato anche l’alloggio degli attivisti per la notte del 13 giugno). L’incontro con il rettore è servito a definire alcuni dettagli logistici dell’eventuale manifestazione leopolitana. Padre Boyko, dopo aver espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa del Mean, ha dato la propria disponibilità a ospitare presso il seminario i partecipanti alla manifestazione, concordando con gli attivisti le condizioni finanziarie.
La mattina del 14 giugno, dopo una breve visita al centro di Leopoli, la delegazione è partita per Kiev, accompagnata, oltre che da Igor Torskyy, da due rappresentanti del Movimento dei Focolari, residenti in Ucraina da molti anni, Gloria Mascellani e Katalin Molnar.
14 giugno, Kiev, Hotel Rus. Incontro con rappresentanti della società civile ucraina
Poco dopo essere giunta a Kiev, la delegazione ha incontrato un gruppo di circa venti attivisti ucraini, in rappresentanza di dodici associazioni. La riunione è servita per organizzare le iniziative dell’11 luglio, per raccogliere i suggerimenti della società civile locale e, più in generale, per stabilire un rapporto tra attivisti dell’Europa occidentale e dell’Ucraina.
Dopo aver ascoltato la presentazione del Movimento, gli attivisti locali, tutti nativi di Kiev o residenti nella capitale perché sfollati dalle zone di guerra, hanno raccontato le loro esperienze ed esposto le loro idee. Erano presenti, tra gli altri, Natalia, impegnata nella rete museale ucraina e preoccupata per essere bersaglio, insieme ad una lista di suoi colleghi, dei russi; Oleksandr e Dmytro, rappresentanti di un gruppo che si occupa di fornire aiuti umanitari alla popolazione; Stepan e Dennis, membri dell’Headquarters Kyiv Volunteers, un’organizzazione finalizzata prevalentemente a offrire supporto psicologico ai bambini e a istituire colonie estive; Oleg, membro della Caritas diocesana di Kiev, che sta avendo un ruolo di primo piano in tutte le questioni legate agli aiuti umanitari; Marya e Vlad, due artisti teatrali che, dopo l’inizio delle ostilità, hanno costituito la Fondazione Vivremo, impegnata in attività umanitarie e di collaborazione con la Guardia nazionale; Ruslan, che si occupa dell’evacuazione dei feriti dalle zone di guerra; Vlada, una rifugiata interna originaria del Donbass, che lavora in ambito umanitario insieme ad Act4Ukraine; Jaroslav, fondatore dell’associazione Help and Win, mirante a facilitare l’evacuazione dei profughi e a donare strumenti di protezione individuale alla Guardia nazionale; Juri, rappresentante del Movimento pacifista ucraino e sostenitore dell’obiezione di coscienza.
Tutti gli attivisti ucraini si sono dichiarati interessati all’evento dell’11 luglio e hanno garantito la loro adesione e il loro supporto. L’incontro è servito anche a mettere in contatto le associazione ucraine tra di loro, perché le esigenze immediate, dettate dalla situazione bellica, fino ad ora avevano impedito di costruire una rete.
La riunione ha fornito l’occasione anche per una discussione, nella forma del brain storming, sul futuro dell’Ucraina. Sebbene tra i partecipanti siano emerse sensibilità diverse su alcuni temi, tutti si sono dichiarati d’accordo sulla necessità di pensare non solo alla guerra, ma anche a quello che avverrà dopo. Si è discusso, in particolare, dei Corpi civili di pace, che molti partecipanti ritengono uno strumento assai utile, nel caso di una tregua, per agire come forza di interposizione. Si è discusso, inoltre, di come preservare il patrimonio artistico-culturale ucraino, soprattutto grazie alla presenza di Natalia, rappresentante di una rete dei musei di Kiev.
La riunione si è chiusa con lo scambio dei contatti, in attesa di definire i dettagli pratici dell’iniziativa dell’11 luglio.

 

15 giugno, Kiev, Municipio. Incontro con la vicesindaco Maryna Khonda e con altri rappresentanti dell’amministrazione comunale
L’incontro con i rappresentanti del comune è finalizzato soprattutto a ottenere l’autorizzazione alla manifestazione dell’11 luglio e a stabilirne i dettagli organizzativi. La vicesindaco Khonda, dopo aver ascoltato le ragioni e gli scopi dell’iniziativa, ha manifestato il suo apprezzamento e si è soffermata su alcune questioni specifiche. Anzitutto, ha fatto presente che la dimostrazione potrà svolgersi esclusivamente in forma statica: per ragioni di sicurezza, non potranno essere organizzate marce o cortei. Il numero dei partecipanti, inoltre, non potrà essere superiore a 150.
Di comune accordo, gli amministratori di Kiev e la delegazione del Mean hanno deciso che, a margine dell’iniziativa principale, si terranno riunioni ristrette di gruppi tematici (beni culturali, bambini, supporto psicologico, negoziazione, ecc.), per creare un’occasione di dialogo e di scambio tra la società civile dell’Europa occidentale e quella dell’Ucraina, anche allo scopo di stabilire un rapporto di lungo periodo. La vicesindaco ha suggerito al Movimento di coltivare i rapporti soprattutto con le associazioni ucraine più attive. È stata anche stabilita la sede dell’iniziativa dell’11 luglio, che per ragioni di sicurezza non potrà essere comunicata in anticipo.
I partecipanti alla riunione, e in particolare Angelo Moretti in qualità di presidente del Consorzio Sale della terra, hanno poi affrontato la questione dell’accoglienza di famiglie ucraine in Italia. Dopo una breve discussione, si è deciso di chiudere in tempi rapidi le pratiche burocratiche e la preparazione degli elenchi, in maniera che le prime famiglie possano giungere in Italia entro la fine di giugno. Un altro gruppo sarà accolto alla fine del mese successivo. Si è stabilito, inoltre, di accogliere gli orfani di guerra in compagnia delle madri, e non i soli minori, come era originariamente previsto.
Al termine della riunione gli attivisti hanno compiuto un sopralluogo alla sede dell’iniziativa dell’11 luglio, in compagnia del responsabile della comunicazione del comune.
Avendo ottenuto l’autorizzazione, dopo la riunione la delegazione del Mean ha definito gli accordi con alberghi e agenzie di trasporto per l’organizzazione logistica dell’evento. Inoltre, gli attivisti del Movimento rimasti in Italia hanno preparato la locandina dell’iniziativa, che ha iniziato a circolare sui social network e su alcuni periodici.

 

15 giugno, Kiev, Cattedrale cattolica di Sant’Alessandro. Incontro con il vescovo ausiliare della diocesi di Kiev-Zhytomyr, mons. Oleksandr Yazlovetskiy
Mons. Yazlovetskiy (in sostituzione del vescovo titolare, in missione a Bruxelles) ha ricevuto la delegazione del Mean in una sala attigua alla cattedrale di Sant’Alessandro, principale luogo del culto cattolico nella città di Kiev. Il vescovo si è mostrato interessato al Movimento e all’evento dell’11 luglio, si è informato su numerosi dettagli organizzativi e ha garantito il suo pieno sostegno. In particolare, ha assicurato che renderà partecipi dell’iniziativa le altre confessioni religiose, in primis la Chiesa ortodossa ucraina, con la quale il clero cattolico è in rapporti molto cordiali. Inoltre, si è soffermato sulle condizioni di Kiev e dell’Ucraina durante la guerra e sulle esigenze di difesa nel Donbass.
15 giugno, Kiev, Nunziatura apostolica. Incontro con il nunzio in Ucraina, mons. Visvaldas Kulbokas
L’incontro con il nunzio apostolico si è svolto sulla falsariga di quello con il vescovo ausiliario. Dopo aver ascoltato le ragioni dell’iniziativa, mons. Kulbokas ha espresso apprezzamento e ha assicurato la sua collaborazione, in particolare per quanto concerne la massimizzazione dell’impatto mediatico.
Il nunzio, inoltre, ha intrattenuto la delegazione raccontando la situazione di Kiev nei primi mesi della guerra, quando la città, assediata dalle truppe nemiche, era pressoché vuota, e si è soffermato sulla posizione, che ritiene sbagliata, assunta dal Patriarcato di Mosca. Infine, si è mostrato particolarmente interessato agli aspetti culturali della guerra e ai rapporti tra le diverse confessioni religiose.
15 giugno, Kiev, Ambasciata della Repubblica italiana. Incontro con l’ambasciatore Pier Francesco Zazo
L’incontro con l’ambasciatore italiano ha avuto carattere prevalentemente informativo. La delegazione del Mean, composta soprattutto da italiani, ha ritenuto opportuno informare dell’iniziativa il rappresentante diplomatico del Paese. L’ambasciatore ha ascoltato con interesse il programma dell’11 luglio e la proposta dei gemellaggi tra comuni ucraini e italiani, ha chiesto informazioni sugli incontri avuti dalla delegazione nel corso della giornata e ha raccomandato agli attivisti di tenere sempre presenti le norme di sicurezza. Inoltre, si è soffermato sulla sua esperienza di diplomatico presso la rappresentanza italiana di Mosca e si è mostrato particolarmente interessato alla questione dei Corpi civili di pace, tanto che, al termine dell’incontro, ha chiesto a Marianella Sclavi di fornirgli documentazione e studi sulla questione.
15 giugno, Kiev, residenza dell’ambasciatrice della Repubblica di Croazia. Incontro con l’ambasciatrice Anica Diamic
L’ambasciatrice della Croazia ha accolto la delegazione del Mean nella sua residenza privata. Dopo un momento di convivialità, gli attivisti hanno esposto le ragioni della loro iniziativa. L’ambasciatrice, mostrandosi perplessa, ha osservato che la guerra richiede un diverso tipo di interventi. La delegazione ha fatto presente di essere consapevole dei limiti della sua proposta, non certo sufficiente a fermare il conflitto, ma ha anche osservato che, a medio termine, le iniziative finalizzate a creare un ponte tra la società civile ucraina e quella italiana, a lanciare un messaggio di pace e a mantenere alta l’attenzione mediatica sul conflitto, non possono non avere effetti positivi. L’ambasciatrice, pur mantenendo alcune riserve, ha offerto il proprio supporto, in particolar modo nell’ambito della comunicazione e della propaganda. Ha dichiarato, però, di non poter coinvolgere la comunità croata residente a Kiev, che è composta da pochissime persone.
15 giugno, Kiev, Hotel Rus. Incontro con il procuratore militare Kazbek Tedeev
L’incontro è finalizzato a coinvolgere il procuratore nelle iniziative del Mean. Kazbek Tedeev, originario dell’Ossezia del Nord (una repubblica della Federazione Russa) ma residente a Kiev da oltre dieci anni, ha acquisito grande notorietà grazie a un video pubblicato su YouTube poco dopo l’inizio della guerra, nel quale invita i suoi concittadini nord-osseti a rifiutare l’arruolamento e a non combattere in Ucraina. Il video è stato visto da oltre due milioni di persone solo nelle prime settimane di pubblicazione e ha effettivamente spinto alcuni soldati dell’Ossezia del Nord a deporre le armi. Il procuratore ha espresso interesse per le iniziative del Mean e ha garantito la sua partecipazione all’evento dell’11 luglio.
16 giugno, Leopoli, Wiener Kaffee. Incontro con il responsabile delle relazioni internazionali del Comune, Dmytro K.
L’incontro è finalizzato soprattutto a ottenere l’autorizzazione per l’eventuale manifestazione di Leopoli. Il responsabile delle relazioni internazionali ha ascoltato con attenzione la proposta del Mean e ha dichiarato di apprezzare la presenza di cittadini dell’Europa occidentale in un Paese in guerra, ma ha anche manifestato alcune perplessità e ha proposto di spostare l’evento in zone più vicine al fronte, come Kharkiv. La delegazione ha fatto presente che sarebbe pienamente disponibile a organizzare iniziative a Kharkiv o in altre località dell’Ucraina orientale, ma al momento non sarebbe possibile ottenere le autorizzazioni. Nel corso della discussione, durata più di due ore, il rappresentante del comune ha richiamato l’attenzione sui termini da usare a proposito del conflitto (in particolare, ha invitato gli attivisti a non usare l’espressione «crisi ucraina» e a sostituirla con «crisi europea» o «aggressione russa»). Ha chiesto, infine, di ricevere un documento che esponga gli scopi dell’iniziativa dell’11 luglio, in maniera da poterlo trasmettere agli altri membri dell’amministrazione comunale e valutare la concessione dell’autorizzazione.
Al termine dell’incontro, i rappresentanti del Mean sono ripartiti per il confine ucraino-polacco, accompagnati ancora da Igor Torskyy, e la missione ha avuto termine.
Bilancio della missione e prospettive future
La missione ha raggiunto due obiettivi importanti:

1. Ha ottenuto l’autorizzazione per la manifestazione dell’11 luglio a Kiev, il che ha consentito anche di procedere all’organizzazione logistica dell’evento.

2. Ha definito i dettagli del progetto per l’accoglienza delle famiglie ucraine, che cominceranno ad arrivare in Italia nel volgere di pochi giorni.

Inoltre, i delegati hanno stabilito un proficuo rapporto con le istituzioni civili e religiose ucraine e, soprattutto, con la società civile. Dagli incontri, e in particolare da quello del 14 giugno con le associazioni di Kiev, è emerso come nel Paese si sia sviluppata una forte società civile, che intende sia occuparsi delle esigenze immediate dettate dalla guerra, sia porsi il problema del futuro. Gli attivisti ucraini stanno cercando, anzitutto, di supportare lo sforzo delle forze armate per la difesa del Paese e di fornire sostegno alle fasce più fragili della popolazione, ma stanno pensando anche alla ricostruzione dell’Ucraina, soprattutto dal punto di vista morale e culturale.

Nel corso di tutti gli incontri, i delegati del Mean hanno messo in chiaro la loro posizione: indipendentemente dalle idee di ciascuno sulle ragioni del conflitto e dalla prospettiva pacifista e nonviolenta, non contestano in alcun modo la resistenza armata del popolo ucraino e non invitano a deporre le armi, ma ritengono necessario che nel conflitto sia presente anche la voce della società civile, sia locale, sia di altri Paesi, in maniera che, in una prospettiva di medio periodo, si possa pensare alla «ricostruzione» e alla interposizione di corpi civili di pace adeguatamente preparati in eventuali occasioni di tregua.

Per queste ragioni, il Movimento si aspetta che le iniziative di supporto alla pace non terminino con l’evento dell’11 luglio e che si stabilisca un rapporto duraturo con la controparte ucraina, al fine di organizzare altre iniziative, fare sentire l’opposizione alla guerra e mettere in essere azioni di supporto concreto alle vittime del conflitto. Il Mean, inoltre, auspica di poter coinvolgere anche esponenti della società civile russa, in particolare tra quelli residenti all’estero, per cercare di favorire un dialogo tra le due comunità e capire quali possono essere le prospettive concrete di pace.
Il tema di fondo emerso da questi giorni è che la solidarietà ad un popolo aggredito e l’affermazione della nonviolenza attivo come nuova via di gestione e risoluzione dei conflitti vanno di pari passo nello scenario ucraino. Il primo sentimento che la delegazione del MEAN si è trovata quasi naturalmente a condividere è l’appartenenza al destino europeo, quel sogno a cui gli ucraini hanno scelto liberamente di appartenere e dal quale non vogliono tornare indietro. Da questo comune sentiment né è nato un nuovo slogan della nostra azione nonviolenta “Siamo tutti Ucraini, Siamo tutti Europei”! ed abbiamo condiviso ai nostri amici ucraini la speranza che la nostra azione possa essere rifondativa dell’amicizia futura della cultura russa e della cultura europea.