Antimafia sociale. Un seminario

La ricerca “Fatti per bene”, coordinata da Libera nel 2020, ha rilevato che sono 947 i soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni su 20, in più di 350 comuni. Il 28%, pari a 267 realtà associative, si trovano in Sicilia dove, in molti casi, la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. Il 18% riguarda appartamenti, abitazioni indipendenti, immobili; il 16% ville, fabbricati su più livelli e di varia tipologia catastale, palazzine; il 22% terreni agricoli, edificabili e di altra tipologia (anche con pertinenze immobiliari); il 20 % locali commerciali o industriali, capannoni, magazzini, locali di deposito, negozio, bottega, uffici.

Complessivamente, secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 25 febbraio 2022) In Sicilia sono 7406 i beni immobili (particelle catastali) destinati ai sensi del Codice antimafia; in totale 7328 gli immobili ancora in gestione e in attesa di essere destinati. Sono, invece, 536 le aziende siciliane confiscate e destinate, mentre 979 quelle ancora in gestione. Secondo i dati dell’ANBSC Il 34,46 del patrimonio immobiliare è in Sicilia. Sempre nella nostra Regione oltre il 91% degli immobili confiscati è stato trasferito al patrimonio degli enti locali. Nei vari rapporti di ricerca e nella relazione conclusiva contenente l’inchiesta sui beni confiscati in Sicilia, approvata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia,  sono eclatanti i ritardi e i vuoti normativi

I dati del Report nazionale del 2021 sullo stato della trasparenza dei beni confiscati nelle amministrazioni locali, promosso da Libera in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, in occasione dell’anniversario dei venticinque anni dall’approvazione della Legge 109/96, ha rilevato che ben il 62% dei comuni italiani sono “Rimandati”. sul livello di trasparenza della ‘filiera” della confisca dei beni mafiosi: su 1076 comuni monitorati destinatari di beni immobili confiscati 670 non pubblicano l’elenco sul loro sito internet. Ciò significa che ben il 62% dei comuni è totalmente inadempiente. E di questi, la maggior parte lo fa in maniera parziale e non pienamente rispondente alle indicazioni normative. Il primato negativo in termini assoluti spetta ai comuni del Sud Italia segue il Nord Italia e il Centro.

Il seminario sull’antimafia sociale, che si terrà mercoledì 5 luglio alle ore 17,30 presso la Fattoria Sociale “Orti del Mediterraneo”, via Pascoli 9/A in un bene confiscato alla mafia a Misterbianco, è stato promosso dalla Rete Fattorie Sociali Sicilia, dall’Associazione Nazionale Bioagricoltura Sociale (BioAS) e dalla cooperativa sociale Energ-etica Catania, vuole avviare, come affermano Salvatore Cacciola e Claudia Cardillo, un dibattito sulla specificità delle esperienze che hanno immaginato l’attuazione della legge 109/96 con precisi percorsi di inclusione di soggetti svantaggiati, attraverso l’agricoltura sociale, l’educazione ambientale e l’inserimento lavorativo.

Leandro Limoccia (docente Università Federico II di Napoli), che sarà presente con una relazione, dichiara che: “dobbiamo con più forza saper intrecciare il nostro impegno quotidiano nella lotta alle mafie, con il cambiamento profondo della società, per una nuova radicale economia di giustizia, un nuovo modello di sviluppo, uscire dalle crisi climatiche e mettere al centro le profonde disuguaglianze. Indicare il modello di società e riuscire a dare un progetto per il nostro Paese. Non basta. Bisogna legarlo alla cura e alla qualità delle relazioni umane e all’inclusione. Siamo ciò che facciamo, ancor prima di ciò che diciamo.”